Durante lo scorso anno scolastico, gli alunni di dieci scuole primarie nelle province di Modena e Reggio Emilia si sono visti consegnare delle forniture particolari: vasetti di terriccio, guanti, annaffiatoi, un sistema di recupero dell’acqua e tutto il necessario per costruire, montando a incastro delle plance bucherellate, dei micro-vivai in legno naturale. L’obiettivo di questa consegna, effettuata nell’ambito del progetto Semi di futuro – Crescere insieme per il Pianeta realizzato dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e da Fondazione Iris Ceramica Group, è stato quello di coinvolgere i bambini nella coltivazione e nella cura di piante selezionate in base alla loro capacità di resistere agli stress climatici, che in un prossimo futuro diventeranno ancora più frequenti.
“Il cambiamento climatico si farà sentire, non soltanto con eventi estremi,ma anche in maniera più subdola” spiega Willy Reggioni, alla testa del Centro Uomini e Foreste del Parco e responsabile scientifico del progetto. “Con una siccità più prolungata in estate, per esempio, con precipitazioni intense concentrate in brevi periodi e quindi con una distribuzione dell’acqua diversa da quella alla quale sono abituate le piante, con gelate tardive o giornate più ventose rispetto al solito. Con manifestazioni, insomma, che pur non avendo caratteristiche eclatanti avranno un forte impatto sulla vegetazione”. In quarto contesto, rendere le nostre foreste più pronte ad affrontare tali fenomeni e più resilienti, con l’aiuto della scienza e di tante piccole mani, diventa un imperativo.

I tecnici del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, una delle Riserve di Biosfera dell’Unesco, hanno scelto alcune specie autoctone dell’alta pianura e della collina nella zona di Sassuolo e dintorni – il rovere, la farnia, il castagno, l’acero, il frassino, la roverella e il cerro (due querce, una più termofila e una adatta a un clima più freddo) – e hanno indagato i profili genetici di alcune centinaia di piante madri. Poi, hanno coltivato le loro figlie e le hanno sottoposte a degli stress climatici per studiare il loro comportamento. “Abbiamo cercato di costruire una relazione tra le caratteristiche genetiche di ogni singola piantina e la reazione che questa ha avuto al cambiamento climatico, per selezionare quelle che avevano una maggiore capacità di reagire agli stress e quindi individuare degli ecotipi più resistenti” prosegue Reggioni. “A questo punto, siamo tornati a raccogliere il seme dalle nostre piante madri e abbiamo deciso di destinarne una parte a un’attività vivaistica diffusa e partecipata coinvolgendo le scuole”.
La cura delle piante successiva alla loro messa a dimora è una delle fasi più delicate dei progetti di riforestazione. “Ci siamo detti che, se chi avesse preso in custodia le piantine si fosse affezionato a loro e appassionato alla questione, sarebbe stato più motivato ad assicurare le cure colturali anche in seguito, nei quattro o cinque anni successivi all’impianto. E, dato che i bambini sono serbatoi pressoché inesauribili di entusiasmo, le scuole avrebbero potuto essere delle ottime alleate in questo percorso”. Gli alunni di dieci istituti sul territorio sono così diventati a tutti gli effetti i custodi delle piantine, nell’ambito di un progetto di educazione ambientale portato avanti con la collaborazione della cooperativa La Lumaca di Modena, che ha organizzato delle lezioni e dei momenti di incontro e riflessione sul tema del cambiamento climatico. Tra qualche anno i giovani alberi saranno messi a dimora nelle vicinanze delle scuole, in luoghi individuati dai Comuni, dando vita a veri e propri boschi resilienti, e i ragazzi potranno continuare a prendersene cura insieme alle loro famiglie. Entro la fine di novembre, inoltre, dieci nuove scuole saranno coinvolte nell’operazione Semi di futuro, che a quel punto potrà contare su un totale di sessanta classi di piccoli amici delle piante.
I bambini di una delle dieci scuole emiliane coinvolte nella prima fase del progetto Semi di futuro - Crescere insieme per il Pianeta intorno a un micro-vivaio. I tavoli e le attrezzature sono stati progettati appositamente per essere utilizzati da bambini tra i sei e gli undici anni.
Alcuni bambini coinvolti nel progetto Semi di futuro alle prese con un gioco da tavolo dedicato alla natura. Una parte importante dell’operazione è la formazione di cittadini consapevoli e capaci di continuare a prendersi cura delle piante.
Una parte delle piantine viene coltivata direttamente all’interno del Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano. Le specie scelte sono tipiche del fondovalle e della prima collina, dove si trovano le scuole coinvolte.
Nella seconda fase, partita all’inizio dell’anno scolastico ‘25-26, si sono aggiunte scuole situate in altura, per cui sono state selezionate specie vegetali più in grado di resistere al freddo.
Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano, a cavallo tra la Pianura Padana e la regione costiera affacciata sul Mediterraneo. Concentra una grande biodiversità, oltre a custodire antichi borghi e castelli.
Il Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano si estende su oltre 26 ettari, di cui poco più di due terzi in Emilia-Romagna e il resto in Toscana. L’area protetta è stata istituita nel 2001.