humus inizia il suo percorso e rivolge lo sguardo verso il suolo, su cui poggiano, oltre ai nostri piedi, anche le case, le città, le fabbriche, le strade; e dove affondano le radici i frutteti, i campi di grano, i boschi. La nostra intera esistenza, insomma, si basa su quella che sembra solo una superficie, ma tale non è. Perché ha uno spessore, una profondità, una storia e una vita intensissima.
Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, intervistato in questo numero, scrive nel suo libro L’intelligenza del suolo (ed. Altraeconomia, 2022): “Il suolo è una pelle porosa, ma anche selettiva e generativa. Protegge l’intimità del nostro pianeta, seleziona ciò che può introdursi e ciò che non deve. Espelle quel che è in eccesso e trattiene ciò che serve ad alimentarlo. Combina sostanze, generandone di nuove. È un grande stabilizzatore ma anche un trasformatore. Protegge dalle variazioni atmosferiche, dagli sbalzi di temperatura e custodisce il laboratorio di energia e materia prima più creativo e instancabile del pianeta, visto che da vita a tutto quel che c’è sopra.”
Abbiamo deciso di iniziare dalla terra, quella scritta con la ‘t’ minuscola, perché è la nostra matrice e le vogliamo restituire attenzione. Anche se oggi la terra – nella sua accezione di suolo – non è tra gli argomenti ‘di tendenza’. Eppure, noi la pensiamo diversamente. Il nostro intento, in questo numero, è di riscoprire e raccontare il rapporto ancestrale che ci unisce a lei.
Crediamo sia giunto il momento di ascoltarla, osservarla, prenderla tra le mani, sgranarla, impastarla. Come fanno gli artisti che, in uno stuolo sempre più folto, scelgono la ceramica come mezzo d’espressione. Li abbiamo incontrati cercando di capire questa loro predilezione. Ma non solo: nel loro radar sono entrate anche le terre rare, su cui presentiamo un approfondimento del geologo Mario Tozzi; una volta riciclate, sono state impiegate come pigmenti per dipingere opere che si auto-illuminano al buio. In questo numero raccontiamo anche l’esperienza di un giovane designer con l’argilla appena estratta e la ‘liberazione’ del suolo dal cemento come pratica urbanistica e paesaggistica virtuosa.
Più si esplora il tema e più emergono spunti, ricerche, indagini, anche fotografiche, come quella imponente di Edward Burtynsky, che posa lo sguardo sullo stato attuale della nostra ‘mater’.
Scopriamo così che artisti, creativi e ricercatori sono fortemente in ascolto della terra, e per più di una ragione. Certamente a spingerli è quanto scriveva Henry David Thoreau (1817-1862) in Dizionario portatile di ecologia (Donzelli, 2017): “La terra non è un semplice frammento di storia morta, strato su strato, simile ai fogli di un libro studiato soprattutto da geologi e antiquari, ma poesia vivente, come le foglie di un albero che precedono fiori e frutti…”