In Catalogna il càntir è così amato da avere un suo museo: il Museu del Càntir di Argentona, con una collezione che raccoglie più di 4500 pezzi, i più nobili dei quali sono decorati e firmati da Pablo Picasso. Il recipiente in terracotta con un manico e due aperture – una più larga che viene usata per riempirlo e l’altra, più stretta, che serve per versare il liquido, di solito acqua o vino – è un oggetto dal design anonimo e dai natali antichissimi la cui forma è rimasta per lo più invariata nel corso dei millenni. Oltre ad assolvere a meraviglia la funzione per la quale è stato creato, cioè rinfrescare le bevande sfruttando la porosità dell’argilla (esiste addirittura una formula matematica che spiega questo meccanismo, semplice solo in apparenza), incarna lo spirito di Barcellona, in particolare quell’inclinazione alla convivialità che ritroviamo anche nei suoi detective d’inchiostro, da Petra Delicato e dal suo vice Fermín Garzón, sempre pronti a sedersi a tavola anche nel bel mezzo di un’indagine, all’investigatore-gastronomo Pepe Carvalho.

Questo protagonista della cultura materiale catalana è la materia grezza su cui sono intervenuti sedici creativi residenti in città o nelle immediate vicinanze chiamati a raccolta dal Barcelona Centre de Disseny e da una serie di istituzioni locali, con la regia della designer Júlia Esqué. Il progetto, che si intitola Inspired in Barcelona: Terra Rossa, dopo una prima apparizione alla design week milanese del 2024 è stato esposto per tutto lo scorso autunno-inverno al Disseny Hub, il museo dedicato al design e alle arti decorative di Barcellona, in attesa delle prossime tappe. I sedici artisti e progettisti coinvolti sono intervenuti sulla forma archetipica del càntir in diversi modi, prima e dopo la cottura, trasformando la brocca tradizionale in un artefatto contemporaneo attraverso il disegno, l’applicazione di smalti e vernici, o ancora l’inserimento di corde, nastri e tessuti di varia natura che richiamano aspetti della cultura catalana.

“Abbiamo costruito un gruppo eterogeneo, con persone che si occupano di product design ma anche di illustrazione, gioielleria, arte o gastronomia”, spiega la curatrice. “Ci interessava capire in che modo i diversi background e le diverse professioni di ciascuno potessero influenzare il lavoro sull’oggetto”. A tutti sono state presentate le stesse richieste: “Ognuno dei partecipanti aveva a disposizione cinque càntirs o botijos (così vengono chiamati gli stessi contenitori in castigliano), non doveva presentare una riprogettazione ma un intervento che non alterasse la funzionalità né variasse le dimensioni originali di oltre il 20% ed era necessario che anche il colore, il rosso della terracotta, rimanesse in gran parte inalterato. Il càntir riflette l’identità catalana anche attraverso il suo significato simbolico e i creativi, insieme al maestro ceramista Eloi Bonadona e a Carles Llarch, che ha realizzato la giara di vino da 300 litri parte dell’installazione, hanno contribuito a trasmettere gli elementi culturali e tradizionali attraverso la loro opera”.

Inspired in Barcelona: Terra Rossa, l’installazione della mostra a Milano durante la design week (aprile 2024). © Francesco Stelitano.

Inspired in Barcelona: Terra Rossa, l’installazione della mostra a Milano durante la design week (aprile 2024). © Francesco Stelitano.

Inspired in Barcelona: Terra Rossa, l’installazione della mostra a Milano durante la design week (aprile 2024). © Francesco Stelitano.

Inspired in Barcelona: Terra Rossa, l’installazione della mostra a Milano durante la design week (aprile 2024). © Francesco Stelitano.

Un ritratto di Júlia Esqué, courtesy J. Esqué




