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L’arte come mediazione. eL Seed e i ‘calligraffiti’

di Giulia Marani

Nato in una cittadina nell’orbita di Parigi da genitori di origine tunisina, eL Seed (al secolo Faouzi Khlifi, 1981) ha dipinto graffiti sulle pareti di alcuni tra i luoghi più problematici del pianeta. Nel 2017, per esempio, ha lavorato nella zona demilitarizzata tra le due Coree realizzando un’opera d’arte dal titolo eloquente – The Bridge, Il ponte – su commissione del Gyeonggi Museum of Modern Art. Due anni più tardi ha visitato il campo profughi di Ain Al-Helweh, nel sud del Libano, dove ha avviato un progetto collaborativo insieme alle rifugiate palestinesi depositarie di un’antica tecnica di ricamo che si tramanda di generazione in generazione. Tra le superfici su cui il writer è intervenuto con i suoi ‘calligraffiti’ dalle linee sinuose c’è anche il tetto di un edificio nella favela brasiliana di Vidigal, parte della conurbazione di Rio de Janeiro e a due passi dalla celebre spiaggia di Ipanema, sul quale ha riprodotto le parole della poetessa Gabriela Torres Barbosa.

Waves Only Exist Because the Wind Blows, 2024. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 ©eL Seed / SIAE, ph. Lorenzo Palmieri

La scelta di imprimere il proprio segno in territori di frontiera risponde a un’urgenza di gettare ponti metaforici tra popoli e culture diverse, e in particolare tra Oriente e Occidente, del tutto naturale per qualcuno che, come eL Seed, è cresciuto con una doppia identità non sempre facile da portare nel Paese dell’assimilazione forzata e delle banlieue incendiarie. Anche il tag, o nome d’arte, che si è scelto rappresenta l’incontro tra questi due mondi: ‘al-Sīd’ in arabo significa ‘il signore’ e per estensione ‘l’uomo’, mentre ‘seed’ è il termine inglese che indica il seme. Al centro del suo lavoro c’è una rilettura della calligrafia araba, un’arte dalle radici antichissime resa contemporanea dall’incontro con gli stilemi della street art. “Le parole sono molto importanti in quello che faccio e mi interessano perché sono la forma più immediata di comunicazione tra due persone, a parte il sorriso” racconta. “Quando impariamo una lingua nuova ci rendiamo conto che ci sono delle parole che riusciamo a comprendere senza sforzo, perché somigliano ad altre che conosciamo già”.

Perception, Il Cairo, Egitto, 2016

Uno dei lavori più recenti del writer franco-tunisino, un circuito open-air con sette opere dislocate in diversi angoli della cittadella di Diriyah, alle porte di Riad, affronta il tema dell’identità culturale, un concetto che non è affatto monolitico ma, al contrario, somiglia a un dipinto a olio al quale possono essere aggiunte delle pennellate di colore in tempi successivi. “Questo non vuol dire che non ci sentiamo completi. Ci sono, però, degli strati della nostra identità che magari in una fase della nostra vita non riusciamo a esprimere per via delle circostanze” chiarisce l’artista. “Io stesso sono un third culture kid, un ragazzo di cultura terza (la prima è quella d’origine dei genitori, la seconda è quella del Paese di residenza, la terza è la fusione delle prime due, ndr.), e ho cominciato a conoscere ed esprimere la cultura araba dei miei genitori soltanto da adolescente, quando ho imparato a leggere e scrivere in arabo”.

Anche Waves Only Exist Because the Wind Blows (Le onde esistono soltanto perché il vento soffia), l’enorme murale di mille metri quadrati realizzato nell’estate del 2024 sulle pareti esterne del Pirelli HangarBicocca a Milano, parla di accoglienza e di accettazione delle differenze. La frase riprodotta in caratteri arabi è una citazione da un famosissimo romanzo italiano, La luna e i falò di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via”. L’opera attraversa il Cubo, il corpo principale del museo, con l’andamento di un’onda, un’immagine che, come spiega eL Seed, “è una metafora molto potente dello scambio tra culture: quando si infrange, deposita sulla riva un po’ di sabbia e ne preleva altra da portare con sé. È quello che fa anche il viaggiatore quando visita un luogo”.

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eL Seed, ritratto, 2024. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024, ph. Lorenzo Palmieri

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Like her, Giranchaur, Nepal, 2021. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Love, Milano, Italia, 2021. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Mirage, Al-Ula, Arabia Saudita, 2020. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Perception, Il Cairo, Egitto, 2016. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Secret of time, Il Cairo, Egitto, 2022. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Waves Only Exist Because the Wind Blows, 2024. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 ©eL Seed / SIAE, ph. Lorenzo Palmieri

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Waves Only Exist Because the Wind Blows, 2024. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 ©eL Seed / SIAE, ph. Lorenzo Palmieri

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Dettaglio dall’installazione di arte pubblica The traveler. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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Tower of Babel, Toronto, Canada, 2018. Courtesy eL Seed e Pirelli HangarBicocca, Milano

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eL Seed, ritratto. Courtesy eL Seed

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