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Le ferite dell’Africa. Colonialismo e miniere secondo Abraham Oghobase

di Giulia Marani

Uno stereotipo duro a morire vuole che gli sconfinati paesaggi africani siano anche incontaminati, e che ogni ruga o increspatura sulla superficie del secondo continente più popoloso al mondo sia stata creata dalla natura. In alcuni casi, però, quelli che a un primo sguardo possono sembrare placidi laghi o colline lussureggianti sono in realtà cicatrici, segni lasciati dall’attività dell’uomo. Nel 2009, l’artista nigeriano Abraham Oghobase (Lagos, 1979) ha visitato per la prima volta l’altopiano di Jos, nel centro del suo Paese, ed è stato conquistato dai suoi grandi spazi verdi punteggiati da formazioni di granito e bacini d’acqua artificiali al punto da voler approfondire la loro storia. Ha scoperto che la regione deve il suo andamento frastagliato all’estrazione dello stagno, cominciata dal governo coloniale britannico nel 1904 e proseguita fino ai primi anni Settanta, quando la nazionalizzazione delle società minerarie e una serie di altri fattori innescarono un rapido declino. Da allora, lo sfruttamento del sottosuolo africano e l’eredità lasciata dal colonialismo sono al centro dei suoi pensieri.

Abraham Oghobase, Life of Mine, Schematic I & II, 2023. Courtesy A. Oghobase
 

Negli ultimi anni, Oghobase, che oggi vive e lavora in Canada, ha esplorato questi temi in una serie di lavori basati sulla stratificazione di immagini fotografiche e di interventi pittorici, da Anatomy of Landscape – Jos (Anatomia del paesaggio – Jos, del 2018) a Rock Study (Studio della roccia, 2018) e Metallurgical Practice: Landscape and Miners (Pratica metallurgica: il paesaggio e i minatori, 2019). In Life of Mine, una serie aperta e in continua evoluzione che a partire dal titolo gioca sulla polisemia di “mine” in inglese (un termine che in italiano può essere tradotto con l’aggettivo possessivo “mia” o con il sostantivo “miniera”, a seconda del contesto), l’artista sovrappone illustrazioni tratte da un manuale sull’estrazione dei metalli pubblicato nel 1912 e scovato in un negozio di libri usati di Johannesburg e immagini di parti del proprio corpo. In Colonial Self-Portrait, prova a riscrivere la storia della Nigeria inserendo il suo volto un volto indiscutibilmente locale per tratti somatici e carnagione al posto di quellidegli amministratori coloniali britannici ritratti in una serie di fotografie d’epoca. “Queste opere, che l’anno scorso sono state esposte una a fianco all’altra all’interno del padiglione nigeriano alla Biennale d’Arte di Venezia nell’ambito della mostra «Nigeria Imaginary», si sovrappongono dal punto di vista sia fisico che concettuale e raccontano il passato coloniale del paese: l’estrazione e lo sfruttamento delle risorse naturali, certo, ma anche la maniera distorta in cui i corpi neri vengono rappresentati da sempre”, spiega Abraham Oghobase.

L’attività estrattiva dei giorni nostri, con il petrolio, i diamanti e le terre rare come il coltan (abbraviazione di colombite-tantalite) o il cobalto di cui è ricco il sottosuolo africano che lasciano il continente per essere trasformati altrove andando ad arricchire fondi di investimento stranieri, per lui è soltanto un nuovo capitolo della stessa storia. “Si tratta di una dinamica neo-coloniale, per come la vedo io. Le potenze straniere, con la Cina in prima fila in questo momento, continuano a estrarre materie prime per alimentare le loro economie, mentre l’Africa e la sua gente sono ancora una volta i perdenti nell’equazione” riflette l’artista con una punta di amarezza. “Dovrebbero esserci uno sforzo collettivo e una responsabilità condivisa per trattare l’ambiente con cura e rispetto. La terra appartiene a tutti noi e abbiamo l’obbligo morale di sviluppare un pensiero critico nei confronti del suo consumo”.

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Abraham Oghobase, Life of Mine, Schematic I, 2023. Courtesy A. Oghobase

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Abraham Oghobase, Life of Mine, Schematic I, 2023. Courtesy A. Oghobase

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Abraham Oghobase, Life of Mine, Schematic I & II, 2023. Courtesy A. Oghobase

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Ritratto di Abraham Oghobase. Courtesy Padiglione Nigeriano

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Life of Mine - Schematic I

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