Inaccessibile e misterioso, il sottosuolo sollecita da sempre la curiosità dell’uomo ed è stato a lungo una fonte di ispirazione per gli artisti che, nel corso dei secoli e dei millenni, hanno provato a immaginare quali incredibili forme di vita lo abitassero o, al contrario, lo hanno usato come antitesi provocatoria al “mondo in superficie”. Due immagini in particolare, nate nel mondo greco, riemergono periodicamente arrivando fino ai giorni nostri: quella degli inferi come mondo sotterraneo, in cui, tra gli altri, si muove Caronte con la sua barca, traghettando da una sponda all’altra del fiume Stige le anime dei defunti e in cui Dante colloca alcune personalità del suo tempo somministrando loro punizioni esemplari, e quella della caverna di Platone, allegoria della condizione umana sospesa tra il desiderio di conoscenza e il rischio di non saper distinguere il falso dal vero.
In tempi più moderni nella rappresentazione del sottosuolo la realtà subentra alla fantasia: i minatori sono ritratti nelle loro fatiche quotidiane da Vincent Van Gogh, Renato Guttuso e tanti altri artisti; i viaggiatori che si accalcano nei vagoni delle metropolitane vengono immortalati negli scatti di fotografi come l’americano Louis Stettner secondo il quale la “subway” di New York è un’arena in cui va in scena l’inesauribile commedia umana tra attese e stanchezza.
I mondi sotterranei riletti o immaginati da pittori, scultori, scrittori e registi sono stati al centro di un’indagine condotta lo scorso anno dal Louvre di Lens, un’istituzione museale che sorge in un’area ex-mineraria in cui il ricordo dello sventramento della terra è ancora tangibile. Salendo sulla collina su cui sorge l’elegante scatola di vetro e metallo progettata dallo studio giapponese Sanaa e lasciando correre lo sguardo verso l’orizzonte, infatti, è ancora possibile avvistare uno dei tanti terrils, i monticelli di detriti provenienti dalle miniere che rendono ondulato un territorio altrimenti pianeggiante, e osservare le linde geometrie dei quartieri di corons, le caratteristiche case di mattoni rossi dei minatori celebrate dall’inno della squadra di calcio locale.

“Il progetto del museo è fortemente ancorato al territorio in cui sorge, per questo ci è sembrato naturale affrontare questo tema così ricco di declinazioni nella storia locale e nella storia dell’arte”, spiega Gautier Verbeke, il curatore della mostra Mondes souterrains. 20.000 lieux sous la terre (Mondi sotterranei. 20.000 leghe sotto la terra) che tra la primavera e l’estate del 2024 ha raccolto oltre 200 opere d’arte tra dipinti, sculture, installazioni, film, libri, documenti e modelli di architettura. Il racconto imbastito nelle sale del museo si spingeva fino al presente e alle esplorazioni contemporanee, mostrando come il progresso scientifico non sia andato a spegnere l’interesse degli artisti verso ciò che si nasconde sotto i nostri piedi, anzi.
“Anche se la nostra conoscenza del sottosuolo ha fatto enormi progressi nel corso dell’ultimo secolo, l’inaccessibilità fisica di tutto ciò che succede sottoterra continua ad alimentare l’immaginazione”, prosegue Verbeke. “Gli artisti contemporanei trattano questo argomento sotto una moltitudine di aspetti: riflettono, per esempio, su spazi urbani come la metropolitana e sul modo in cui questi riflettono le bizzarrie della nostra società, oppure si interrogano sul mistero persistente delle pitture rupestri, i primi gesti creativi dell’uomo preistorico. Il tema del tunnel o della grotta può rappresentare anche una metafora dell’introspezione, o al contrario dell’approccio all’altro”.

Hyperphantasia, the Origins of the Image, installazione video, Justine Emard, 2022, © Justine Emard Le Fresnoy ADAGP, Parigi 2022.

La Grotte de Platon, olio su tela, Michiel Coxcie, 1500-1600, Douai, Musée de la Chartreuse © Bridgeman Images.

*Cratère*, impasto pittorico, Christo, 1960, Centre Pompidou, Parigi © ADAGP, Parigi 2023.

*Carceri*, incisioni, Giovan Battista Piranesi, Liegi, Musée des Beaux-Arts/La Boverie © Musée de la Boverie.

*Un mineur*, cartolina antecedente al 1914, Centre Historique Minier, Lewarde © Centre Historique Minier.




