In principio fu Vaia, la violenta tempesta che nell’ottobre del 2018 colpì l’Italia del Nord, in particolare il Triveneto, con raffiche di vento a duecento chilometri orari e piogge devastanti, lasciando dietro di sé un problema da risolvere, anche con le armi del design. A terra rimasero 42 milioni di alberi, ai quali è stato necessario dare un senso e, se possibile, una seconda vita. Un giovane laureato in management cresciuto sulle montagne trentine, Federico Stefani, ha preso spunto da una specie di cassa armonica che il nonno aveva intagliato per lui e, insieme agli amici Giuseppe Addamo e Paolo Milan, ha deciso di usare il legno delle piante abbattute da Vaia, considerato inutilizzabile, per realizzare un oggetto di design al passo coi tempi. Nasce così il primo prodotto di una startup battezzata Vaia per ricordare la tempesta: un cubo in massello pregiato scolpito da artigiani e falegnami locali in grado di amplificare in maniera naturale i suoni provenienti da uno smartphone. Per ogni prodotto venduto, verrà piantato un nuovo albero per contribuire a riforestare i terreni sfigurati da Vaia.

L’avventura imprenditoriale dei tre giovani trentenni cresce velocemente con il lancio di altri prodotti (una nuova versione colorata del ‘cubo’, un ingranditore dello schermo basato su lente ottica e una stazione di ricarica) oggi venduti in 38 Paesi diversi e il consolidarsi di un modello economico-rigenerativo che può svilupparsi anche in territori diversi da quello delle Dolomiti. Le ultime sfide di Vaia, oggi una B Corp con una decina di addetti, sono la difesa dei ghiacciai, il ripristino delle foreste colpite dal bostrico, un insetto che uccide gli abeti rossi scavando gallerie sotto la loro corteccia, e la produzione di accessori hi-tech a partire da bioplastiche create con scarti di ulivi pugliesi colpiti dalla Xylella, in collaborazione con l’Università di Trento. “Il nostro scopo principale è lavorare per valorizzare le materie prime, coinvolgere le filiere locali e reinvestire nei territori, dando futuro alle piccole comunità locali” spiega Stefani. “Ogni prodotto è un atto di restituzione e impegno a generare valore per le persone e il pianeta. Vogliamo costruire un modello di economia circolare per creare prodotti e servizi che riconnettono l’uomo con la natura. È un modello che si può applicare ovunque”.
Nel corso degli anni, grazie anche al volano mediatico della tempesta del 2018, di gran lunga la più distruttiva nella storia recente, sono nate diverse iniziative che puntano a valorizzare il legno degli alberi sradicati da eventi meteorologici estremi, oppure abbattuti perché malati, trasformandoli in arredi di design. Una piccola parte dei circa 5.000 tronchi caduti a Milano durante il violento nubifragio del 25 luglio 2023, per esempio, è stata recuperata dall’interior designer Nicoletta Gatti che ha poi chiesto a dieci designer contemporanei di progettare altrettanti pezzi unici da vendere all’asta. I proventi di Second Life: 10 alberi per 10 totem d’autore sono confluiti nella raccolta fondi promossa dal Comune per finanziare la piantumazione di nuovi alberi. Più o meno nello stesso periodo gli studenti dell’Enaip di Tesero, in Val di Fiemme, prima scuola al mondo certificata Pefc (Programme for the Endorsment of Forest Certification), hanno lavorato sotto la guida dell’architetto Giorgio Caporaso, nome di riferimento per la progettazione ecocompatibile e autore di un’intera collezione di mobili in cartone, alla realizzazione di cinque prototipi con il legno di abeti attaccati dal bostrico. Un laboratorio scolastico che è stato anche una ‘palestra di circolarità’: gli arredi progettati dai ragazzi dovevano, infatti, essere modulari e componibili in modo da poter essere trasportati con un ingombro ridotto, riparati in caso di necessità e disassemblati con facilità alla fine del loro ciclo di vita.

Il settore del collectible design, in particolare, è stato uno dei primi a sperimentare percorsi e prodotti con il legno di recupero. A Torino Federico Boschiazzi e Francesco Lucchetti hanno cominciato già intorno alla metà degli anni Dieci a produrre arredi con i tronchi di alberi provenienti da parchi e giardini privati sulle colline che circondano la loro città. Nel 2017, con l’ambizione di dare nuova vita a un materiale destinato al macero evitando l’abbattimento di piante sane per produrre arredamento, hanno aperto Studio F, una falegnameria atipica che si è presto fatta notare nel panorama del design contemporaneo. “Eravamo riusciti a salvare parecchi alberi e ci siamo ritrovati con una collezione di tronchi antichi, in alcuni casi centenari, quando ci siamo resi conto che non era semplice metterli sul mercato perché la loro lavorazione presenta una serie di difficoltà tecniche” racconta Boschiazzi. “Noi siamo entrambi laureati in economia, ma abbiamo capito presto che un posto dietro a una scrivania ci sarebbe stato stretto e che avremmo preferito creare qualcosa di nostro. Uno dei primi progetti significativi è una collezione di tavoli ricavati dal tronco di un cedro di quasi duecento anni che era stato colpito da un fulmine. Come per miracolo, non era stato incenerito e aveva soltanto una gigantesca spaccatura”. I pezzi unici della collezione, chiamata Ven.To, sono formati da una grande plancia di legno in cui è visibile la crepa creata dal fulmine, sorretta da gambe di vetro soffiato progettate dallo studio Kanz di Venezia. Dopo tanti anni di collaborazioni con designer e creazione di arredi custom madeper interni privati, nel 2024 Studio F ha lanciato la prima collezione direttamente con il proprio brand, firmata da Simone Fanciullacci.
Ragionano da diversi anni sul legno massello selvaggio e sull’uso il più efficiente possibile delle tavole ottenute dai tronchi degli alberi caduti anche Elisa Evaso e Luca Guglieri di Monostudio Associati, realtà milanese che si occupa di architettura e interni. Il progetto della loro sedia Tempesta, presentata a Edit Napoli nel 2024 e capostipite di una serie che oggi comprende anche un tavolo e una panca, insiste sul rispetto della caratteristica più saliente del legno, quella di essere un materiale vivo. “Abbiamo voluto semplificare il design partendo dal taglio delle tavole e dal collegamento della parti in pochi punti strategici con viti e spine” spiega Elisa Evaso. “In questo modo i vari elementi rimangono solidali tra loro, ma con una certa flessibilità, e il legno può adattarsi ai suoi movimenti naturali senza forzature. In pratica, i pochi punti di fissaggio funzionano come cerniere elastiche che danno stabilità alla struttura, ma lasciano al materiale la libertà di ‘respirare’”.
Entrambe le realtà possono contare su una rete di paesaggisti e giardinieri che condividono la loro filosofia e segnalano loro la presenza di alberi da recuperare. “Per noi l’approvvigionamento diretto della materia prima si inserisce in una ricerca di filiera corta e in un approccio al design lento e volutamente primitivo” prosegue la designer di Monostudio Associati.
Uno scatto dell’ultima edizione della Foresta degli innovatori, un festival promosso da Vaia e dedicato alla sostenibilità. Quest’anno l’evento si è tenuto il 6 settembre a Passo Vezzena, in provincia di Trento. Ph. courtesy Vaia
Il festival Foresta degli innovatori prevede talk, laboratori per bambini e un momento collettivo di riforestazione. Ph. courtesy Vaia
Cube, l’amplificatore per smartphone in legno massello a forma di cubo, è stato il primo prodotto lanciato dall’allora startup Vaia nel 2019. Ph. courtesy Vaia
Per ogni cubo venduto l’azienda si è impegnata a piantare un nuovo albero nelle zone colpite dalla tempesta Vaia. Ph. courtesy Vaia
I prototipi realizzato dagli studenti dell’Enaip di Tesero (Trento) nell’ambito del progetto IncasTree con Giorgio Caporaso, ph. Elisa Fedrizzi. Courtesy Caporaso Design
La sedia Tempesta B di Monostudio Associati. Presentata a Milano durante la design week 2025, è una Tempesta rimaneggiata in modo da utilizzare ancora meno legno, ph. Anna Ramashova
Un momento della lavorazione di un tronco di legno per realizzare delle tavole che verranno poi utilizzate per produrre uno dei pezzi di Monostudio Associati, ph. Anna Ramashova
La panca Tempesta, l’ultimo elemento della collezione omonima disegnata da Elisa Evaso e Luca Guglieri. È realizzata in legno di ciliegio ma il design è concepito per adattarsi a qualunque tipo di essenza legnosa. Render courtesy Monostudio Associati
Il tavolo Ven.To disegnato da Kanz Architetti e realizzato da Studio F. Il piano è stato ottenuto da un tronco di cedro centenario colpito da un fulmine la cui crepa rimane visibile. Courtesy Studio F
Un angolo del magazzino di Studio F, con il legno ricavato da alberi caduti o abbattuti. Lo Studio si appoggia a una rete di giardinieri e paesaggisti che sposano gli stessi valori e segnalano la presenza di alberi recuperabili presso i loro clienti, ph. Valentina Casalini
La seduta Epoca in noce massello, design Simone Fanciullacci in occasione della mostra Sul trespolo organizzata e curata da Studio F e Secondome Gallery nell’aprile 2024. Simone Fanciullacci è il designer della prima collezione di Studio F. Courtesy Studio F
Un ritratto di Elisa Evaso e Luca Guglieri, fondatori di Monostudio Associati, ph. Claudia Ferri