Coniugare il rispetto di boschi e foreste con l’ospitalità e il turismo è un compito spinoso e delicato, perché – a essere intransigenti – basterebbe tenere lontani i due; ci sono però alcune esperienze originali sul tema e che possono offrire spunti interessanti, soprattutto quando ci si confronta con chi fa architettura e costruisce in contesti montani, come succede al pluripremiato studio Noa. Francesco Padovan, firma di diversi interventi immersi nella natura, apre l’argomento con schiettezza: “Detto onestamente, la foresta non ha nessun beneficio a essere abitata. Vi sono però delle ricadute positive, come lo sviluppo di una sensibilità di cura del territorio che l’ospite riporta a casa dopo una vacanza in montagna. In aggiunta, la foresta ha benefici sul benessere mentale, essendo un luogo di stacco, di riposo rispetto ai ritmi e ai rumori della vita urbana. Vi sono delle strutture che sono veri e propri rifugi per l’anima; ne è un esempio il nostro progetto di Zallinger sull’Alpe di Siusi. Qui l’assenza di connessione internet permette di immergersi completamente nella maestosità della natura circostante e gli ospiti possono godere di un momento di benefico isolamento”.

L’ospitalità montana è quindi un’occasione per beneficiare del fascino della foresta e, al contempo, per capirne la fragilità, in una sorta di educazione ambientale, per poi agire di conseguenza. Dal punto di vista dell’architettura costruita, però, come bilanciare correttamente la convivenza fra boschi e ospitalità? Per Noa, la filosofia fondante è quella di non sacrificare mai alberi esistenti; si costruisce, quindi, nelle radure o su pilotis, a bordo del bosco e sempre dopo approfonditi percorsi di ricerca e studio. Francesco Padovan specifica ulteriori dettagli, offrendo anche spunti pratici: “Bisogna avere moltissimi accorgimenti a livello ecologico e limitare l’invasività della costruzione. Per esempio, nel caso dei nostri progetti sopraelevati abbiamo garantito un uso ridotto del terreno. Anche l’impiantistica deve essere volta alla massima riduzione delle emissioni. I materiali di costruzione locali, l’utilizzo del legno e di tecnologie reversibili, la rinuncia a un piano interrato sono tutti fattori di convivenza positiva fra hotel e foresta. In alcuni casi, per citare casi concreti, viste le fresche temperature estive che la montagna bolzanina garantisce a 1.200 metri di altitudine, si è deciso di non installare un impianto di condizionamento e ridurre quindi l’impatto energetico là dove la ventilazione naturale è più che sufficiente”.

Fra le strategie citate c’è anche la proposta di soluzioni transitorie, pensate per entrare nei boschi in punta di piedi: “Dove possibile, sviluppiamo il tema dell’effimero, con interventi architettonici ridotti al minimo e reversibili. Ne è un esempio un progetto artistico concepito, ma non realizzato, per il lago di Braies, dove il visitatore era invitato a seguire un percorso nella foresta attraverso delle installazioni fatte di corda. Un altro esempio in questo senso è la piattaforma panoramica realizzata sul ghiacciaio della Val Senales: una struttura in acciaio corten che tocca la roccia solo nei punti dove è staticamente necessario, e può così essere smantellata con più facilità. Anche nel campo dell’ospitalità stiamo assistendo alla tendenza di architetture temporanee: abbiamo vari progetti all’attivo di mobile-home, ovvero strutture prefabbricate di dimensioni ridotte, che possono essere posizionate senza fondazioni, con uno spiccato accento sul design. Sono situazioni ibride fra camping e glamping, nuove soluzioni che incontrano il gusto dei Millenials e della Gen Z, alla ricerca di un’immersione sempre più totale nella natura, senza però rinunciare alla qualità architettonica. Con pensiero critico c’è però da chiedersi: come funziona lo smaltimento del temporaneo? La ricerca per un’architettura sostenibile è quanto mai complessa e in continuo divenire”.
Studio Noa, progetto artistico per il lago di Braies (Bolzano) con installazioni in corda. Courtesy Noa
Studio Noa, progetto artistico per il lago di Braies (Bolzano) con installazioni in corda. Courtesy Noa
Studio Noa, le Floris Green Suites di Siusi allo Sciliar (Bolzano), progettate su pilastri che le elevano dal suolo, tenendo il bosco intorno come riferimento principale. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Studio Noa, le Floris Green Suites di Siusi allo Sciliar (Bolzano), progettate su pilastri che le elevano dal suolo, tenendo il bosco intorno come riferimento principale. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Hotel Aeon a Soprabolzano (Bolzano), un boutique hotel ispirato alle forme storiche della locanda adiacente e in forte connessione con l’ambiente circostante. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Hotel Aeon a Soprabolzano (Bolzano), un boutique hotel ispirato alle forme storiche della locanda adiacente e in forte connessione con l’ambiente circostante. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Hotel Aeon a Soprabolzano (Bolzano), un boutique hotel ispirato alle forme storiche della locanda adiacente e in forte connessione con l’ambiente circostante. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Olympic Spa Hotel, San Giovanni di Fassa, Vigo (Trento): l’integrazione progettata da Studio Noa si mimetizza nel contesto favorendo l’immersione degli ospiti nella natura. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Olympic Spa Hotel, San Giovanni di Fassa, Vigo (Trento): l’integrazione progettata da Studio Noa si mimetizza nel contesto favorendo l’immersione degli ospiti nella natura. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Olympic Spa Hotel, San Giovanni di Fassa, Vigo (Trento): l’integrazione progettata da Studio Noa si mimetizza nel contesto favorendo l’immersione degli ospiti nella natura. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Olympic Spa Hotel, San Giovanni di Fassa, Vigo (Trento): l’integrazione progettata da Studio Noa si mimetizza nel contesto favorendo l’immersione degli ospiti nella natura. Courtesy Noa, ph. Alex Filz
Francesco Padovan, architetto di Noa. Courtesy Noa, ph. Alex Filz