Visti tutti insieme, 30 milioni di ettari di foreste primarie strappati al disboscamento e preservati nella loro integrità da un capo all’altro del pianeta sono davvero tanti. Ma sono il frutto di un cammino quotidiano, di azioni centellinate e caparbie, una foresta dopo l’altra, un passo dopo l’altro, compiuti da Haley Mellin, artista e attivista statunitense che ha reso arte la sua missione di salvaguardia della biodiversità fondando l’attività no-profit Art into Acres.
In una sua recente mostra al Museo Novecento di Firenze curata dal direttore Sergio Risaliti e da Stefania Rispoli e intitolata Siamo Natura i diversi fronti dell’attività artistica di Mellin sono stati composti e illustrati in un unico luogo: due sale del museo ospitavano i dipinti realizzati dall’artista nel cuore delle foreste di cui ha sostenuto la salvaguardia; in un’altra sala erano esposti i disegni a carboncino e matita; un ultimo spazio era dedicato all’attività di Art into Acres, con i progetti in corso o completati in tutto il mondo. Infine, il nuovo Giardino delle Leopoldine nel chiostro del Museo Novecento, alla cui realizzazione Haley Mellin ha contribuito come parte integrante della sua opera artistica.

Una vita di impegno, quella di Haley Mellin, che coincide con l’arte – e viceversa. A partire da un presupposto: la totale identificazione dell’artista con la natura, di cui Mellin sente intensamente di essere parte. Un sentimento vissuto come dimensione umana e universale, quindi vera per tutti gli uomini, nessuno escluso. “Siamo Natura è il titolo della mostra; risponde al dato che noi siamo parte di un sistema più ampio” mi spiega percorrendo le sale del Museo Novecento, dove sono esposti i suoi quadri di foreste e alberi, di suolo e animali. “Nel tempo la storia si muove verso il futuro e la nostra presenza è connessa con ogni cosa intorno a noi. È una questione di educazione, su cui le persone possono riflettere e in cui possono trovare un po’ di conforto”.
Per Haley Mellin dedicarsi alla salvaguardia della natura non può prescindere dalla sostenibilità di ogni azione: quando si reca nelle foreste per dipingere, lo fa rinunciando a elettricità, riscaldamento e raffreddamento e utilizzando materiali naturali, tele di piccolo formato e trasportabili nello zaino. “Come artista ho scelto di dipingere all’aperto, nelle foreste per la cui conservazione mi adopero. Dipingo con tranquillità, in uno stato meditativo, ascoltando i luoghi, che sono positivi, poiché sono sempre stati selvaggi, quindi molto salubri. La pittura per me è pratica di uno stato mentale, un modo di essere nella natura, a cui rendo omaggio osservandola e ascoltandola”.

L’organizzazione delle sue mostre è basata su materiali riciclabili e sostenibili ed è interamente tracciata relativamente all’impronta di carbonio. “La sostenibilità è molto importante nella mia attività”, conferma, “lavoro con i pionieri della sostenibilità in ambito museale e insegno loro come poter essere più sostenibili. Per questi musei ho realizzato il primo calcolo dell’impronta di carbonio gratuitamente. Io stessa dipingo con gouache non tossiche, lavoro su supporti piccoli, facili da trasportare. Le cornici mi sono fornite da un’azienda italiana che, per ciascuna, ha piantato un albero in California, con il supporto dell’iniziativa One Tree Planted”.
In quest’ottica Haley ha contribuito alla rigenerazione del Giardino delle Leopoldine, antico chiostro rinascimentale appartenente all’edificio fiorentino oggi sede del Museo Novecento, in cui sono state messe a dimora, con la curatela dell’architetto del paesaggio Matilde d’Oriano, 300 piante autoctone o legate storicamente o culturalmente al paesaggio toscano: melograni, cipressi, aranci amari, elicriso, rosmarino, salvia, rosa canina, mirto, timo serpillo e acanto, pianta simbolo della caparbietà per la sua capacità di rafforzarsi di fronte agli ostacoli. L’organizzazione Re:wild di Wes Sechrest e Leonardo DiCaprio ha collaborato al progetto, insieme a Art into Acres. “Questo è un museo civico”, racconta Haley, “e il progetto del chiostro è parte del mio impegno civico. È un nuovo giardino naturale, in cui è avvenuto il recupero di centinaia di piante e alberi nativi della Toscana, dalle proprietà medicinali o utilizzati in cucina. Abbiamo creato un luogo di vita per le piante e per la comunità, in cui riposare gli occhi e il corpo”.
Le foreste in cui Mellin dipinge sono quelle in cui sono attivi i progetti di protezione di Art into Acres, che può essere definito come una sorta di collettivo ambientale per preservare vaste aree di territorio incontaminato. La comunità artistica globale partecipa attraverso la donazione e la vendita di opere d’arte, il cui ricavato va a sostegno della protezione delle foreste (30 milioni di ettari fino a oggi), restituendole alle comunità locali e indigene e coinvolgendo organizzazioni internazionali. Un movimento vastissimo, nato da Haley Mellin come pratica artistica che pone al centro la comunità. “I territori protetti si trovano di norma in luoghi dalla forte biodiversità, molto spesso ai tropici. Per otto milioni di anni, vicino all’Equatore, le foreste tropicali si sono sviluppate generando un’alta biodiversità, grazie al clima stabile” spiega l’artista. Tra le aree di intervento di Art into Acres vi sono riserve e foreste in Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Equador, Perù, Suriname. Tra i progetti portati recentemente a compimento, c’è l’istituzione nell’ottobre 2024 del primo territorio per popoli indigeni in isolamento a Putumayo in Colombia, che tutela un milione di ettari di foresta amazzonica; un caso in cui, insieme alla biodiversità, sono stati protetti anche i diritti culturali delle popolazioni originarie. Ma Art into Acres lavora anche a latitudini più alte: sempre nel 2024, in Canada, è stata istituita nello Yukon la nuova area di conservazione di 850.000 ettari di Aullaviat/Anguniarvik sotto la guida delle comunità indigene Inuvialuit.

Chiedo a Haley Mellin quali siano le sue sensazioni quando si trova nella foresta a dipingere. “La foresta è un luogo in cui i sensi sono spinti a connettersi” risponde. “L’olfatto, l’udito, il tatto, anche solo il sentire l’umidità sul viso… Nella foresta non ci si trova di fronte a un albero, a un animale, a un insetto, ma si è dentro a un’intera sinfonia di vita. Un luogo in cui ci sono così tanti esseri viventi, in armonia o in competizione, è un luogo in cui sono felice, cosciente della mia caducità. Sono vita”. Le domando anche in cosa consiste la bellezza nella natura selvaggia, là dove l’uomo non ha lasciato tracce. Haley riflette qualche secondo prima di rispondere. Poi, quasi dosando le parole, spiega: “Per me la bellezza nella natura selvaggia consiste nel guardare le cose come sono; quando dipingo, quando disegno, quando opero per la conservazione sono interessata a vedere quello che c’è per come è. Che non significa farlo sembrare in un certo modo, stilizzarlo, scegliere un aspetto anziché un altro; vuol dire, piuttosto, essere presente e documentare quello che esiste realmente, perché in questo consiste la bellezza: nell’essenza di ogni cosa esattamente per come è. Tutto in natura, dalla montagna alla foresta, fino alla palude, possiede una propria contagiosa bellezza. Ed espandere la nostra capacità di recepire la bellezza, espandere la definizione stessa di bellezza è straordinariamente importante per il benessere del pianeta”.
Haley Mellin, la mostra Siamo Natura nelle sale del Museo Novecento di Firenze (2025). Courtesy l’artista e Museo Novecento, ph. Ela Bialkowska
Haley Mellin, la mostra Siamo Natura nelle sale del Museo Novecento di Firenze (2025). Courtesy l’artista e Museo Novecento, ph. Ela Bialkowska
Haley Mellin, la mostra Siamo Natura nelle sale del Museo Novecento di Firenze (2025). Courtesy l’artista e Museo Novecento, ph. Ela Bialkowska
Haley Mellin, Cerreo Amay, Guatemala, 2024, gouache, acrilico, inchiostro e carboncino su tela. Courtesy Mr and Mrs William Kelly Burton, Fort Worth, Texas
Haley Mellin, Cloud Forest, 2024, gouache, acrilico e inchiostro su tela. Courtesy collezione privata, Svizzera
Haley Mellin, Northern Highlands, Guatemala, 2024. Gouache, acrilico, carboncino e inchiostro su tela. Courtesy collezione privata, Svizzera
Haley Mellin, Painting outdoors, Cloud Forest, Northern Highlands. Courtesy Dittrich & Schlechtriem e l’artista
Haley Mellin, RJ 15.4689N, 90.7782W, 2022, gouache su pannello e cornice dell’artista. Courtesy Carola Jain Collection
Haley Mellin mentre dipinge, ph. Dr. Phil Tanimoto
Haley Mellin, ritratto. Courtesy l’artista