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Comunità in divenire: lo sguardo di Mohamed Bourouissa

di Giulia Marani

Le comunità protagoniste delle fotografie di Mohamed Bourouissa non si lasciano facilmente rinchiudere in recinti rassicuranti. Al contrario, i loro membri sembrano divertirsi a sfatare gli stereotipi, mostrandosi come nessuno li immagina. In uno dei suoi scatti più famosi, La République, che ritroviamo nella sua mostra personale Communautés. Projets 2005-2025 allestita alla Fondazione MAST di Bologna fino al 28 settembre, l’artista franco-agerino mette in scena le rivolte dell’autunno del 2005 nelle banlieue francesi prendendo in prestito la struttura e le linee di forza di uno dei quadri simbolo dell’Ottocento francese: La Liberté guidant le peuple di Eugène Delacroix(1830, Louvre, Parigi). Al posto dei parigini insorti contro Carlo X e guidati da un’indomita Marianna ci sono i ragazzi delle periferie, eredi come lo stesso Bourouissa di una complessa storia coloniale e impegnati a cercare il proprio posto in una società che talvolta li spinge ai margini. Appropriandosi di un’estetica classica, quella che ha diritto di cittadinanza nelle sale di musei come il Louvre, si prendono un’insolita visibilità e insieme si allontanano dall’immagine bidimensionale del “rebeu”, termine che indica l’immigrato nordafricano nel gergo colloquiale francese.

Le Dinosaure, 2022, 137×165 cm © Mohamed Bourouissa ADAGP. Courtesy dell’artista e Mennour, Paris. Le immagini più recenti della serie Périphérique mostrano periferie pacificate, con giovani e famiglie che si ritrovano al parco nel tempo libero

Nelle opere più recenti della stessa serie, che si intitola Périphérique (come l’anello di asfalto che circonda Parigi escludendo i sobborghi), giovani e famiglie di origine nordafricana si rilassano al parco, si abbracciano, si scattano un selfie. Sono colti in momenti di condivisione e di gioco che servono all’autore per riflettere su come le comunità immigrate vengano rappresentate in Occidente. In Alyssia, uno scatto del 2002 che ritrae una ragazza intenta a fotografarsi, vestita e pettinata come le influencer più in voga, il riferimento è a una certa visione della donna di provenienza islamica, che si immagina repressa e velata, ma che non sempre corrisponde alla realtà. “Per affrontare il tema della comunità, che percorre sostanzialmente la sua intera produzione, osservato e restituto ogni volta in maniera sensibilmente diversa, Bourouissa si deve in qualche modo immergere al suo interno” spiega Francesco Zanot, critico e storico specializzato in fotografia e curatore della mostra. “È un argomento che non può essere semplicemente osservato e rappresentato: l’osservazione deve essere partecipata e partecipante,secondo una prassi simile a quella dello scienziato sociale”. Per questoMohamed Bourouissa, nato nel 1978 a Blida, 45 chilometri a sud-est di Algeri, tende a lavorare su comunità che conosce bene, per nascita o per esservisi calato per periodi più o meno lunghi, oppure a coinvolgere alcuni membri di uno specifico gruppo assegnando loro il ruolo di co-autori.

Horse Day, per esempio, un’altra delle serie esposte al MAST, è il frutto di un’immersione nelle scuderie sociali di un quartiere afroamericano di Philadelphia, culminata nell’organizzazione di una parata di “cowboy neri” (ecco un altro stereotipo sfatato) concepita anche come un atto di riconquista dello spazio pubblico. “Il lavoro di Mohamed riflette anche la fluidità e la vitalità del concetto di comunità” prosegue Zanot. “I suoi soggetti, come tutti noi, non appartengono a una sola comunità, ma a diverse comunità contemporaneamente. Per esempio, si può appartenere allo stesso tempo a una comunità fondata su principi etnici, a un’altra che scaturisce dalla vicinanza geografica, a un’altra ancora basata sulla condivisione di un’ideologia politica o di una passione, e così via...”.

Horse Day, 2014, Color photograph, ph. Lucia Thomé © Mohamed Bourouissa ADAGP courtesy Mennour Archives, Paris. La serie è frutto di un periodo di “osservazione partecipante”, quasi alla maniera degli antropologi, in una comunità afroamericana di Philadephia

Hands, la serie più recente, mostrata al pubblico per la prima volta proprio a Bologna, ha come punto di partenza non una comunità di persone in carne e ossa ma un insieme di immagini fotografiche: dettagli di corpi, recuperati nell’archivio di Borouissa e stampati su plexiglas colorato su uno sfondo di griglie metalliche che sembrano imprigionarli. “La scelta di usarle non risponde semplicemente a una questione formale, ma costituisce un dispositivo architettonico che rimanda alle barriere, alle recinzioni e alle celle. Ma è anche un riferimento alle griglie concettuali che organizzano il sapere, classificano i soggetti, codificano i comportamenti. Le immagini si sovrappongono a questa struttura come frammenti di resistenza” chiarisce il curatore. Non è la prima volta che l’artista usa degli objets trouvés, cioè fotografie non prodotte ex novo, come base per un suo lavoro. In Shoplifters si trattava di polaroid scattate dal proprietario di un supermercato di Brooklyn a persone sorprese a rubare beni di prima necessità ed esposte come monito per chiunque desiderasse imitarle. Nobilitate dall’intervento di Bourouissa e dal fatto stesso di essere esposte in un museo, si trasformano in uno strumento di denuncia: che luogo è – sembrano chiedere all’osservatore – quello in cui c’è chi è così povero da essere costretto a rubare per mangiare?

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Hands #34, ph. Louis Rémi © Mohamed Bourouissa ADAGP, courtesy dell’artista. Con questa serie Bourouissa prosegue la sua riflessione sulla frammentazione del corpo e sulla tensione tra individuo e società

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Hands #37, ph. Louis Rémi © Mohamed Bourouissa ADAGP, courtesy dell’artista. Hands è un lavoro più astratto rispetto ai precedenti, non riguarda solo una comunità ma virtualmente tutte le comunità

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Horse Day, 2014, Color photograph, ph. Lucia Thomé © Mohamed Bourouissa ADAGP courtesy Mennour Archives, Paris. La serie è frutto di un periodo di “osservazione partecipante”, quasi alla maniera degli antropologi, in una comunità afroamericana di Philadephia

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La Butte, 2007, C-print, 90x120 cm © Mohamed Bourouissa ADAGP, courtesy dell’artista e di Mennour, Paris. Al centro delle prime fotografie della serie Périphérique ci sono le banlieue di Parigi infiammate dalle rivolte dell’autunno 2005

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La République, 2006, C-print, 137x165 cm © Mohamed Bourouissa ADAGP, courtesy dell’artista e di Mennour, Paris. L’artista costruisce un tableau vivant ispirato al dipinto di Delacroix La libertà che guida il popolo usando come figuranti i ragazzi di una banlieue parigina

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Le Dinosaure, 2022, 137x165 cm © Mohamed Bourouissa ADAGP. Courtesy dell’artista e Mennour, Paris. Le immagini più recenti della serie Périphérique mostrano periferie pacificate, con giovani e famiglie che si ritrovano al parco nel tempo libero

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Ride Day #2, 2019, stampa su carrozzeria di un’auto, stampa Sublichrome, acciaio zincato, rivetti, vernice per auto e spray, morso e coperta per cavalli con stampa digitale, staffa e cornice in acciaio © Mohamed Bourouissa ADAGP, courtesy dell’artista e di Mennour, Paris

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Un ritratto di Mohamed Bourouissa, courtesy dell’artista

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